Lettera aperta
Ceprano, 03 maggio 2018
Scrivo in qualità di Presidente dell’A.M.A. Associazione Auto Mutuo Aiuto Ceprano e Provincia di Frosinone che si occupa di prevenzione del suicidio ed elaborazione del lutto, nonché madre di Luigi suicidatosi a soli 16 anni, e scrivo per comunicare quanto grande sia la mia indignazione in questi giorni nell’ascoltare telegiornali, programmi televisivi, o leggere le varie testate giornalistiche e commenti su Facebook. Mi riferisco alla coppia di persone finita nel fiume Sacco, non erano trascorsi neanche trenta minuti e già si parlava di omicidio-suicidio, indicando il posto, la profondità delle acque ecc. A soli due giorni di distanza un’altra persona è deceduta nello stesso posto e ancora si parla di suicidio. Giornalisti e benpensanti non si rendono conto di cosa accade quando una famiglia viene colpita dalla morte per suicidio?
Sempre più frequentemente i mezzi di comunicazione trattano le notizie dei casi di suicidio in modo molto superficiale.
Le norme deontologiche indicano chiaramente le cautele con cui devono essere esposti questi casi, per non provocare dei fenomeni di emulazione: ci sono dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che dimostrano in modo chiaro che parlare dei suicidi fa aumentare il numero delle persone che decidono di togliersi la vita. E raccomandano anche la necessità di tenere al riparo da un’inutile e crudele pubblicità i familiari e i parenti già provati da un così forte dolore.
Per questo, a parte pochi, straordinari casi nei quali il diritto e il dovere di cronaca prevalgono sul rispetto della privacy, non devono essere divulgate le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e altri particolari che rendano il suicida identificabile, nel pieno rispetto della persona, che è uno dei cardini della professione, come ricordano i principi della Carta dei doveri del giornalista. Nei casi in cui prevale il diritto-dovere di cronaca sarebbe comunque utile ricordare i servizi che offre il territorio per aiutare chi vive situazioni di estremo disagio.
In alcune regioni si raccomanda la massima attenzione nel trattare notizie di questo genere e non tutti sanno che nel 2008 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emanato delle Linee guida per i giornalisti, dal titolo” La prevenzione del Suicidio: Suggerimenti per i professionisti dei media”. Questi alcuni punti del documento:
- Evitare la descrizione esplicita del metodo di suicidio.
- Evitare le descrizioni particolareggiate sul luogo dove è avvenuto.
- Prestare attenzione all’utilizzo delle parole nel titolo.
- Prestare attenzione all’utilizzo di fotografie.
- L’ultimo messaggio lasciato dal suicida non dovrebbe essere pubblicato.
- Non devono essere divulgate le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e altri particolari che rendano il suicida identificabile (in particolar modo se minorenne.)
- Prestare particolare attenzione per le persone in lutto a causa del suicidio di un parente o conoscente (sempre dimenticate o addirittura accusate di non aver compreso o dato aiuto.)
- Fornire informazioni sui centri di prevenzione e aiuto (unica cosa realmente utile è fornire indirizzi di centri o associazioni di aiuto per i familiari).
La mia indignazione verso il parlare di suicidio, o ancor peggio di omicidio/suicidio, quando ancora non si hanno dati per asserirlo e quanto male tutto questo arreca ai famigliari del defunto.
Stefania Casavecchia
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